I motivi che spingono una persona a vendere i propri beni ad un compro oro possono essere diversi: il più delle volte ci si rivolge ad un negozio di questo tipo perché si ha bisogno urgentemente di liquidità (purtroppo in questo periodo di crisi non è una situazione rara), ma può anche trattarsi di una scelta programmata e premeditata semplicemente perché si è in possesso di gioielli che non piacciono (magari si tratta di un regalo poco apprezzato) e che non si usano mai. In questi casi, piuttosto che tenerli in casa dentro un cassetto, può avere più senso monetizzarli, così da disfarsene guadagnando qualcosa (a meno che non abbiano un particolare valore affettivo).
Un compro oro può aprire al pubblico solo se ha ottenuto l’apposita licenza dalla Questura della città in cui si trova: si tratta di un requisito imprescindibile perché il negozio possa svolgere la sua attività legalmente. Ma non è certamente l’unica norma a cui attenersi.
Nel momento in cui l’esercizio commerciale viene aperto, il titolare del compro oro è tenuto a seguire queste regole:
- Registrare la transazione nell’apposito registro: vanno descritte le caratteristiche degli oggetti venduti, nonché il loro peso
- Chiedere al cliente un documento d’identità e il codice fiscale: nell’apposito registro è indispensabile riportare anche i dati personali del cliente, codice fiscale compreso. Pertanto, nel momento in cui si decide di andare da un compro oro è necessario munirsi sia del codice fiscale che della carta di identità (oppure di un altro documento). Questo, oltre che per rendere più trasparente tutta la procedura, serve anche per assicurarsi che il cliente abbia compiuto i 18 anni (i minorenni non possono accedere al compro oro)
- Rilasciare la ricevuta: ormai è diventato obbligatorio per decreto, ma anche prima che venisse promulgata la legge apposita, il rilascio della ricevuta era la norma per i compro oro seri e affidabili
- Rispettare il periodo di fermo di 10 giorni: per legge, i gioielli o gli altri oggetti venduti devono restare all’interno del negozio per 10 giorni. I motivi di questa finestra temporale sono fondamentalmente due: dare il tempo a chi di dovere di effettuare eventuali controlli e permettere al cliente di ripensarci e tornare al negozio per riprendersi ciò che ha venduto (dopo i 10 giorni, non sarà più possibile farlo).